LA FESTA PER DON CESARE

MARTEDI’  3  SETTEMBRE GLI OSPITI  E GLI OPERATORI  DELLA  CASA MADONNA DEL   LAVORO SI  SONO  RITROVATI   NELLA  CHIESA   PARROCCHIALE   PER   RINGRAZIARE  E  SALUTARE   DON   CESARE   PEREGO  CHE VERRA’  TRASFERITO   A  CASSAGO    BRIANZA   IN   UNA  CASA GUANELLIANA.  DURANTE  LA  CELEBRAZIONE   DON  CESARE   HA  RACCONTATO  IN BREVE  I SUOI 19  ANNI  DI  LAVORO  CON    NOI.   OGNI  REPARTO  DELLA   CASA ( RSA,  RSD,  CDD/CSE ED  OPERATORI) HA CONSEGNATO  A LUI UN  REGALO.  L’ RSA  HA REGALATO  UN ULIVO  VISTA  LA SUA  PASSIONE  PER GLI ALBERI, L’ RSD UNA CORNICE   IN  VETRO  CON   LA  FOTO DEI RAGAZZI    DAVANTI  ALLA   GROTTA  DELLA MADONNA,  LUOGO  CARO  AL  DON.  ILCDD/CSE  GLI  HA REGALATO UNA  LAMPADA  E DEL  MIELE    E GLI   OPERATORI  UN  TELEFONO  CELLULARE.  DOPO  LA  MESSA  ABBIAMO FATTO UN  RINFRESCO, PREPARATO DAGLI OPERATORI, SUL  SAGRATO  DELLA  CHIESA. A PRANZO DON CESARE HA OFFERTO  I PASTICCINI E LO SPUMANTE A TUTTI .

Doris

 

Messa di ringraziamento – Omelia di Don Cesare

         Domenica 3 settembre del 2000, 19 anni fa come oggi, arrivavo alla Casa Madonna del Lavoro di Nuova Olonio, accolto da don Remigio Oprandi (da maggio era stato nominato provinciale, ma era ancora qui residente) e dagli altri confratelli di allora: don Vincenzo Simion, don Ivo Sostero, don Francesco Sposato, don Martino Pelizza, don Alberto Antonini, fr. Guerrino.

         Arrivavo dall’Istituto S. Pietro Canisio di Riva S. Vitale in Canton Ticino, dove per 11 anni ero stato direttore di quel centro per persone disabili: venticinque minorenni che frequentavano la scuola speciale e una trentina di giovani adulti dei laboratori protetti. Mi trovavo bene in quella Casa e mi dispiacque molto di lasciarne gli ospiti e gli operatori.

         La Casa Madonna del Lavoro, di cui i superiori mi affidavano la direzione, era una realtà assai più grande e complessa; inoltre era in pieno sviluppo, dopo che erano terminati i lavori di ammodernamento della RSA e dopo che erano stati accolti 20 nuovi ospiti provenienti dall’ospedale psichiatrico di Sondrio.

         Ricordo che erano ancora in corso le giornate celebrative del 1° centenario del paese di Nuova Olonio e della Casa Madonna del Lavoro: centenario che sarebbe stato chiuso il 5 novembre alla presenza dell’allora vescovo di Como mons. Alessandro Maggiolini.

         Qualche giorno dopo, il 17 nov. 2000, a causa delle piogge torrenziali di quell’autunno, una frana scesa a Mezzomanico di Dubino causò la morte di una donna e più di 200 persone del comune furono accolte per una notte presso la nostra casa e nell’oratorio parrocchiale.

         Questi gli inizi, ma non intendo certo continuare a raccontare i tanti avvenimenti, a volte belli e talora meno, che abbiamo vissuto assieme in questi anni: ci vorrebbero ore e forse neanche basterebbero.

         Voglio però ricordare con voi al Signore le centinaia di persone anziane che, premurosamente assistite, hanno qui affrontato il passo decisivo della loro vita; le decine di persone disabili che sono state amorevolmente accompagnate all’incontro col Padre che è nei cieli. Anche alcuni operatori ci hanno lasciato prematuramente: un ricordo particolare va ad Algida, a Mara e a Lorenza, ma anche al confratello don Calimero, operatore appassionato tra i nostri disabili, in mezzo ai quali ha voluto essere sepolto.

         Quando arrivai nel 2000 i dipendenti della casa erano 135, di questi sono ancora in attività una cinquantina: un grazie particolare va a loro perché sono quelli che, fin dall’inizio, mi hanno accolto benevolmente e dai quali ho subito avuto collaborazione e incoraggiamento.

         Un grazie anche ai 110 operatori che ho assunto nei miei 16 anni di direzione, e che tuttora continuano con impegno nella cura e nell’educazione delle tante persone fragili qui ospitate, bisognose soprattutto di cura e di affetto.

         Fra pochi mesi, il 29 febbraio, compirò 80 anni. La fiducia dei superiori e l’obbedienza a loro dovuta mi hanno portato ad accettare il trasferimento presso l’Istituto S. Antonio di Cassago Brianza (LC), un centro per disabili (58 tra interni e esterni). E’ stato difficoltoso per me accettare ma alla fine l’ho fatto sperando nell’aiuto del Signore e nella comprensione dei confratelli e degli operatori locali.   

Quando, comunque, verranno meno le forze e avrò bisogno di riposo e di cure, oltre che di un ambiente a cui mi sento fortemente legato, se Dio vuole tornerò.

         Concludo con una riflessione spirituale.

         Oggi la chiesa fa memoria di un grande Santo, Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa, vissuto nel VI secolo,  in tempi difficili, mentre l’Italia e Roma erano invase dai barbari: i problemi di oggi, al confronto sono una bazzecola!

         Nel breviario, (libro di preghiera col quale i sacerdoti pregano 30/40 minuti ogni giorno) ho letto stamattina una bella riflessione di questo Santo, che vale per me e penso anche per voi che nella vita portate responsabilità di famiglia e di lavoro.        

         San Gregorio riflette su una frase del profeta Ezechiele che dice: «Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella nella casa d’Israele».

         “E’ da notare (commenta S. Gregorio) che quando il Signore manda uno a predicare (a dirigere), lo chiama col nome di sentinella. La sentinella infatti sta sempre su un luogo elevato, per poter scorgere da lontano qualunque cosa stia per accadere. Chiunque è posto come sentinella del popolo deve stare in alto con la sua vita, per poter giovare con la sua preveggenza.

         Come mi suonano dure queste parole che dico! (commenta S. Gregorio) Così parlando, ferisco me stesso, poiché né la mia lingua esercita come si conviene la predicazione (e la vigilanza), né la mia vita segue la lingua, anche quando questa fa quello che può.

         Ora io non nego di essere colpevole, e vedo la mia lentezza e negligenza. Ma forse lo stesso riconoscimento della mia colpa mi otterrà perdono presso Dio giudice pietoso.”

         Se chiedeva perdono per la sua lentezza e negligenza un grande Santo come Gregorio Magno, a maggior ragione lo devo chiedere io, oggi, a tutti voi per il mio passato di “sentinella” di questa casa. Quante negligenze, pigrizie, disattenzioni, giudizi avventati, quante omissioni: di tutto questo chiedo perdono, oltre che a Dio, a voi confratelli, operatori, ma soprattutto a voi ospiti di questa Casa, uscita dal cuore generoso di don Guanella per offrire a piene mani conforto e amore.

         Che il SS. Salvatore e la Madonna del Lavoro concedano a me e a tutti voi: perdono, conforto e benedizioni per il futuro che ci aspetta, breve o lungo che sia.          

 

Sia lodato Gesù Cristo!

 

 

 

 

 

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